Vini Mottura, un eccezionale esempio di lungimiranza e passione

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Pioniere del Grechetto, Sergio Mottura ha compiuto un’importante opera di trasformazione della sua Tenuta e di valorizzazione del territorio. Ogni vino Mottura ne è la dimostrazione.

Vini Mottura, un eccezionale esempio di lungimiranza e passione

Cosa ci fa un istrice tra i vini? Schivo e schizzinoso, si muove solo su terreni sani e incontaminati, l’istrice compare in primo piano sulle etichette dei vini Mottura. La scelta di inserirlo nel marchio non è un caso né semplicemente una simpatia; l’istrice è icona dell’ecosistema sano e integro che caratterizza la Tenuta Mottura, e che contribuisce a produrre un vino biologico al 100%.

Ad accoglierlo è il Lazio, in cui i terreni ricchi di risorse naturali si estendono tra i canyon argillosi di Civitella d’Agliano e la valle del Tevere. Qui fare vino è pratica antica; documenti del XIV secolo citano le colline locali dell’Umbria tra le migliori per la produzione di vino, e di fatto l’azienda è più vicina ad Orvieto che a Viterbo.

La famiglia Mottura è proprietaria della Tenuta dal 1933. Negli anni si sono susseguiti cambiamenti, generazioni, eventi, ma è rimasta identica la forte volontà di preservare e conservare il patrimonio naturale dei propri luoghi.

Con questa impronta, e con spirito pioneristico, Sergio Mottura si lancia alla guida dell’azienda di famiglia per mettere in moto una vera e propria riscoperta dei vitigni autoctoni; si dedica alla sperimentazione di nuove tecniche incrociate a quelle più tradizionali, porta avanti una ricerca costante insieme allo studio dei vitigni locali che promettono meglio, lavora al miglioramento dei metodi potatura, della gestione del suolo e del territorio, nonché alla vinificazione stessa.

Il tutto si riassume nei vini Mottura.

Latour a Civitella, il Grechetto di Sergio Mottura è tra i migliori bianchi italiani

Il Latour a Civitella è stato il primo bianco del Lazio a ricevere il massimo in termini di riconoscimenti. Premiato con tre bicchieri nella Guida Vini d’Italia del Gambero Rosso, nasce ufficialmente nel 1994 per merito della capacità di saper sfruttare il grande potenziale del terroir e delle uve di Grechetto.

Latour a Civitella Grechetto Sergio Mottura 

A contribuire alla resa di questo bianco eccellente sono state però anche una serie di fortuite circostanze: durante un evento, Louis Fabrice Latour assaggia il Grechetto Mottura e, complimentandosi per la qualità del vino, propone al suo artefice di farlo maturare in legno nelle sue barrique, già selezionate per i vini bianchi.

Da qui il nome Latour a Civitella e il successo di questo grande vino. Con impatto olfattivo elegante e complesso, sottili sapori legnosi di frutta bianca, agrumi, burro fuso e nocciola, il Latour è un vino bianco fresco e vellutato, che in bocca rimane con un persistente finale di miele e vaniglia.

Per la produzione del Latour a Civitella Sergio Mottura impiega le uve migliori dei cinque vigneti di Grechetto clone Poggio della Costa.

Insita nella produzione del Grechetto Mottura, e nei notevoli riscontri ottenuti a livello internazionale, è la grande trasformazione realizzata da Sergio Mottura ai vertici della Tenuta.

Nel ’60, infatti, vigeva il sistema della mezzadria, con ventuno poderi. Le varietà coltivate erano quelle locali, tra cui il Grechetto, la cui uva si distingueva per la maturazione precoce rispetto alle altre. La vendemmia anticipata rappresentava un problema per i mezzadri, che non riuscendo a riempire la tina cedevano le uve raccolte al proprietario, alle quali veniva riservato un cisternino dove restavano sole, non venivano unite ad altre varietà.

È così che Sergio Mottura inizia a lavorare sul Grechetto.

Il fatto che il Grechetto venisse vinificato singolarmente permise di comprenderne tutto il potenziale. Il mosto era molto limpido, sia perché l’acino era facile da spremere sia perché entrava per primo in cantina quando non c’erano ancora lieviti che innescavano la fermentazione; si poteva svinare più tardi.

Da subito questa varietà dà grandi soddisfazioni e Sergio Mottura dedica sempre più attenzione alle sue uve, iniziando a impiegarle per vini di grossa struttura e personalità.

A contribuire al grande lavoro svolto sul Grechetto e ai risultati ottenuti è anche un’importante selezione massale fatta in vigna, nonché la collaborazione con l’enologo Giandomenico Negro, a cui va il merito di aver compreso le potenzialità di queste uve anche in vinificazione, che risulta particolarmente difficile a causa della tannicità del Grechetto.

Sergio Mottura, dalla trasformazione della Tenuta al premio di miglior viticoltore

Quando viene introdotta la riforma agraria, Sergio Mottura è un giovane piemontese appassionato e già conoscitore del mondo di vini. Con il passaggio dalla mezzadria alla gestione diretta, la Tenuta vive un drastico ammodernamento, durante il quale si decide di continuare a sfruttare al meglio tutte le risorse della terra, come da tradizione vitivinicola.

Da grande pioniere Sergio Mottura riconosce nella vocazione del territorio alla coltivazione della vite la chiave per innescare una trasformazione radicale attraverso l’uso ottimale dei terreni.

Sostituisce l’antico sistema di coltivazione etrusco con vigneti moderni per un totale di 36 ettari a cui se ne aggiungono di nuovi ogni anno; orienta la scelta delle varietà di uve su quelle autoctone, selezionando i cloni in base a qualità e resistenza ereditaria alle malattie; porta avanti coltivazione e raccolta delle uve con tecniche tradizionali che consentono allevamento e produzione di tipo bio.

Ogni scelta nel tempo ha favorito una gestione ottimale del biologico; la lunga coltivazione delle uve nello stesso ambiente, ad esempio, ha portato a una selezione naturale delle specie migliori nel difendersi dagli attacchi degli agenti patogeni. E ancora: per le piante si fa uso esclusivo di fertilizzanti naturali, le uve raccolte a mano si vinificano in azienda con tecniche attuali e senza interventi chimici.

E, infine, c’è il tocco del gusto personale di Sergio Mottura. In primavera, quando i vini hanno reagito al cambio di stagione, si selezionano i mosti e si procede all’assemblaggio: dalla creatività Mottura nascono vini di grande spessore, avvolgenti e vigorosi, vini non omologati al mainstream.

Un lavoro minuzioso, un’opera di enorme valore sia per la cultura del vino sia per la valorizzazione del territorio, che nel 2013 dà onore e meriti al suo creatore: Sergio Mottura è proclamato Viticoltore dell’anno dal Gambero Rosso.

Sempre da uve Grechetto, il Pioggio della Costa e il Muffo

Al Latour a Civitella, Sergio Mottura affianca altre due grandi espressioni del Grechetto monovarietale: Poggio della Costa e Muffo.

Poggio della Costa Sergio Mottura

Il Poggio della Costa porta il nome del vigneto, in un terreno di 6 ettari nel comune di Civitella d’Agliano e ad un’altitudine di 140 metri. È un vino bianco dal colore giallo paglierino e profumo fruttato, caratterizzato da fiori gialli e frutta tropicale, e da leggere note minerali e di nocciola tostata. Al palato è fresco e persistente, con finale lungo e leggermente tannico.

Poggio della Costa si distingue, inoltre, per la grande capacità di accompagnare bene piatti di natura diversa, dalle paste con legumi, lasagne e spaghetti alla carbonara ai secondi come baccalà, ossobuco, carni bianche, nonché a pietanze vegetariane.

Il Muffo è un Grechetto in purezza passito, le cui uve provengono dai vigneti Umbrico e Mecone, in una posizione particolarmente interessante per la produzione di questo vino. I due vigneti, infatti, sono raggiunti facilmente dalle nebbie mattutine che in autunno arrivano dalla superficie del lago di Alviano; è proprio per merito di queste nebbie che fioriscono delle muffe nobili, che conferiscono tipicità al vino nonché il nome. Questo aspetto, legato alle condizioni meteorologiche, è necessario per il Muffo e ne influenza la produzione.

Con colore giallo cristallino e riflessi ambrati, profumo tipico e intenso, il Muffo si presenta come un vino da meditazione molto interessante. In bocca è armonioso, maturo, burroso con sentori di miele.

Muffo Sergio Mottura

L’agricoltura biologica basta a se stessa

Nella Tenuta Mottura la certificazione bio vige ufficialmente dai primi anni ’90, a conferma di un saper fare che da sempre è stato in linea con il rispetto totale dell’ambiente e con la scelta di prediligere l’uso delle risorse naturali disponibili.

Il terreno, di origine vulcanica, non ha bisogno di concimazioni, ad eccezione dell’uso delle leguminose, impiegate come fertilizzante biologico per arricchire la terra di azoto. A incorniciare il tutto, quasi magicamente, è il bellissimo borgo medievale di Civitella d’Agliano, dove è presente tra l’altro l’antica residenza di famiglia trasformata in agriturismo, La Tana dell’Istrice.

I vini della Tenuta Mottura

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