Il racconto dei vini Corvée nell'intervista a Moreno Nardin

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Collaborazione, rispetto, innovazione sono solo alcuni dei principi cardine della filosofia Corvée. Una realtà vinicola che merita di essere approfondita: lo facciamo con uno dei fondatori.

Il racconto dei vini Corvée nell'intervista a Moreno Nardin

Diciotto ettari di vigne affidati a un progetto di sostenibilità per una doc che ha ancora tanto da esprimere: siamo in Trentino, nella Valle di Cembra, dove una nuova interpretazione di storia e territorio prende vita nell’opera di Corvée. Parliamo di una viticoltura di montagna che coglie tutte le sfumature delle sue terre per restituirle in vini di grande spessore e complessità.

vini Corvée nascono da metodi di coltivazione moderni e accurati, da una filosofia produttiva fondata sulla cooperazione e sulla fedeltà alle regole della natura.

Energia, ricchezza, meraviglia, sono tante le virtù del territorio di cui i vini Corvée si fanno portavoce; quale modo migliore per scoprirle se non l’assaggio? Prepariamoci a un sorso perfetto, più consapevole, grazie all’incontro con Moreno Nardin, enologo e presidente di Corvée, a cui abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa in più su questa esclusiva e interessante realtà trentina.


Eccoci signor Nardin, innanzitutto grazie. Ci fa davvero piacere condividere il racconto di Corvée con le parole di chi ha dato vita all’azienda. Iniziamo proprio dalle origini: come nasce Corvée?

Corvée nasce per l’interesse di cinque amici, poi soci, di mettere assieme le loro professionalità, le loro competenze e le loro vigne, desiderosi di raccontare attraverso il vino tanto se stessi quanto il territorio dal quale provengono. A dare forza all’iniziativa, la consapevolezza delle caratteristiche di vocazione viticola del territorio, la Valle di Cembra, in Trentino e la professionalità di chi in vigna ci lavora quotidianamente da generazioni per passione. Accanto a un necessario e imprescindibile valore della vigna, condizione sine qua non per poter dar vita a un progetto di vino, in Corvée fin dalla vigilia condividono il progetto professionisti nel campo enologico, del marketing e del commerciale.

Una storia particolare quella di riunire amici e parenti in una Srl che rappresenta il cuore di una produzione fuori dal comune; perché uscite 2 o 3 anni dopo la vendemmia?

È un fatto che l’enologia nasce e si sviluppa più che nel produrre un vino nella umana volontà di preservarlo nel tempo. Se ci pensiamo bene un enologo investe molto più della sua tecnica e professionalità nella gestione dell’affinamento, che nella nascita del vino. Tanta è la volontà di rubare giorni al lento e graduale invecchiamento, quanto è vero che il vino è lo specchio dell’anima dell’uomo. A Corvée questa innata propensione di preservare un ricordo di vendemmie passate è ancore più evidente nella consapevolezza che il vino è poesia della terra. La montagna, intima espressione dei vini trentini, è senza smentita il territorio più adolescente tra i tanti che il nostro pianeta ci offre. È ancora in movimento, un po’ sbarazzina, imprevedibile, ricca di contrasti, non ancora plasmata. I vini di montagna sono dunque così, un po’ come i suoi abitanti, ricchi di energie, solidali, intrepidi, ma allo stesso tempo introversi, timidi, che si liberano e si raccontano un po’ alla volta. Hanno bisogno di tempo per esprimersi in tutta l’energia e la ricchezza che è propria delle montagne, delle Alpi.

Fate tutto internamente o vi avvalete anche di consulenze esterne per la parte enologica?

Corvée è consapevole che più persone riunite intorno a un tavolo aiutano a individuare le strade giuste per esprimere al meglio le diverse anime di una cantina. Corvée, pur avvalendosi internamente e quotidianamente di figure professionali in campo viticolo, enologico e di marketing, porta avanti una continua ed espansiva ricerca di tecniche e soluzioni nuove, all’avanguardia, attraverso la condivisione di esperienze con Università e laboratori enologici, esperti di tecniche di georeferenziazione e agricoltura di precisione, enologi e agronomi consulenti e docenti e ricercatori nel campo della viticoltura biologica e sostenibile.

Corvée è da sempre attenta alla sostenibilità ambientale e alla viticoltura biologica. Quali pratiche e tecniche adoperate per continuare in questa pratica?

Corvée gestisce tutta la sua azienda, ormai 18 ettari, secondo i protocolli della viticoltura biologica. La scelta di gestire i nostri vigneti secondo paradigmi di sostenibilità ambientale si sviluppa attorno a tre assiomi per noi molto significativi. Il primo è che oggigiorno non esiste tecnica viticola più corretta per esprimere vini di territorio che quella professata dalla viticoltura biologica. Il presupposto è quello che nel sistema vigneto si debba apportare il minor numero di fattori esterni - molecole di sintesi - che possano in qualche modo perturbare e allo stesso tempo omologare le produzioni. L’agricoltura biologica basa tutto il suo successo sulla capacità di sviluppare un importante e forte apparato radicale. Una vite fortemente ancorata al suo suolo, vive meglio, è più in sintonia col suo habitat, è sana e ha un efficace sistema di traslocazione. Tutto questo in estrema sintesi significa grappoli con un importante imprinting territoriale. Il secondo motivo per il quale a Corvée si porta avanti una coltura biologica è la presa di coscienza che all’ombra delle Dolomiti, patrimonio naturale dell’umanità, e in un territorio terrazzato, la Valle di Cembra, patrimonio storico d’Italia, i primi attori a investire su tecniche di sostenibilità ambientale e mantenimento delle caratteristiche di fertilità dei suoli debbano essere i viticoltori. L’ultimo aspetto, ma non meno importante, è che sono i giovani a doversi assumere l’onere di sviluppare tecniche e approcci nuovi di coltivazione in un territorio in cui la viticoltura e quindi la tradizione ad essa correlata si perde nella notte dei tempi. I soci e viticoltori di Corvée, tutti trentenni, hanno il compito di insegnare e divulgare questo nuovo metodo di coltivazione, moderno e estremamente attento alle leggi della natura nel loro territorio.

Sappiamo che Corvée oltre ai vini di montagna e alla produzione di due spumanti metodo classico, ha ripreso in mano Opera. Quali sono i motivi che l’hanno spinta a investire in questo nuovo progetto?

Interamente dedita alla spumantistica metodo classico, il Trentodoc, Opera, si sviluppa in uno dei territori più importanti in Trentino per la produzione di vini spumanti: la Valle di Cembra. I suoi suoli porfirico, calcari, sabbiosi, ricchi di minerali, accanto alle condizioni climatiche favorevoli, capaci di preservare le componenti acide dei mosti, sono stati il presupposto del successo commerciale di questa azienda. Nata quasi per caso, dalla volontà di alcuni amici, appassionati di spumanti metodo classico, in poco tempo, circa 5 anni, raggiunge un importante successo commerciale: circa 50.000 bottiglie, tutte riconosciute per l’alto valore qualitativo. Corvée consapevole del lavoro pregresso profuso da questa “maison spumantistica” e delle straordinarie qualità dei suoi spumanti, ha visto in Opera, la possibilità di raccontare la Valle di Cembra, attraverso Trentodoc invecchiati, più di 60 mesi di affinamento. Un’azienda dunque a sé stante, con una propria storia e una propria filosofia, che Corvée ha intenzione di rispettare cercando di valorizzarla con la serietà e la professionalità che contraddistingue tutto l’operato di Corvée.

Parliamo di obiettivi a medio-lungo termine: cosa vi aspettate dal futuro?

Corvée vuole continuare ad investire in tecniche e protocolli di gestione dei propri vigneti e della propria cantina, con l’intento di valorizzare le proprie produzioni. Questo è l’obiettivo che anima quotidianamente l’operato di Corvée. Attraverso il contributo di importanti università enologiche e ricercatori vorremmo migliorare la gestione del cotico erboso dei nostri vigneti introducendo essenze meno invasive e il pascolamento di capi come pecore e asini. Vogliamo inoltre aprire i nostri spazi al consumatore, sempre più esigente di informazioni e conoscenze, e quindi immaginare Corvée come luogo godibile da tutti quanti vorranno scoprire le storie e le tradizioni del nostro territorio. Per questo abbiamo in questi mesi investito molto in spazi da destinare all’incontro, alla degustazione, alla lettura, a momenti di spensieratezza in compagni di ottimi vini.

Ci piacerebbe concludere con un suo suggerimento alle persone: cosa consiglierebbe ai nostri lettori, e in generale agli appassionati delle buone etichette, per il 2021?

Lungi da me il voler citare espressamente etichette che rappresentano, almeno per me, la ricerca della massima espressione qualitativa di un determinato territorio in una determinata annata. In Italia e nel mondo ce ne sono tanti. Mi fermerò dunque ad un livello più generale, ma forse ancora più importante, che animerà, ne sono certo, tutti noi, appassionati di vino, che in questo difficile 2020 abbiamo compreso quanto il nostro pianeta è vulnerabile. Ricercate dunque vini singolari, veri, intimi con il proprio territorio. Mettete il globale al servizio del locale e contrapponete l’identità all’omologazione.

Alcuni dei nostri vini Corvée e Opera

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